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Cineforum al Club Universitario: quattro lunedì di grande cinema, quattro grandi film sui temi scottanti del lavoro e della disoccupazione giovanile
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il cinema come coesione e rielaborazione di ciò che accade nella vita di tutti. I giovani e il lavoro come temi centrali intorno ai quali si costruiscono trame di pellicole interessanti da poter vedere in buona compagnia.
A partire da lunedì 29 giugno il Forum dei Giovani propone un ciclo di 4 film da poter vedere americanamente ‘sotto le stelle’ presso il C.U.C. (Club Universitario Cavese).
Si parte con ‘Mobbing – Mi piace lavorare’ , un lungometraggio di Francesca Comencini del 2003 con Nicoletta Braschi e un intero cast di attori non professionisti, premiato sia al Festival di Berlino e sia ai Nastri d’Argento. Un film che pone uno spunto di riflessione coraggioso, poiché affronta in maniera inedita il delicato tema delle violenze psicologiche sul lavoro con una serie di avvenimenti che ruotano sfavorevolmente intorno al personaggio di Anna: una donna e una madre che in seguito alla fusione della propria azienda, subisce una job rotation rocambolesca quanto surreale e palesemente illegale all’insegna dell’umiliazione sociale. Argutamente e documentaristicamente la regista porta a compimento la parabola della rivendicazione dei diritti dei lavoratori, che seppur in maniera stereotipata garantiscono un esito totalmente realistico.
Il 6 Luglio è la volta di ‘Tutta la vita davanti’ di Paolo Virzì. Film apprezzato dalla critica e amato dagli spettatori – cinefili o meno, come accade spesso quando il lavoro ha il nome del regista livornese. Realizzato nel 2008 e liberamente ispirato al libro ‘Il mondo deve sapere’ di Michela Murgia, racconta un dramma socio-generazionale attraverso la storia di Marta ( interpretata da Isabella Ragonese), una ragazza neolaureata, colta e taciturna, la quale dopo tanti colloqui trova lavoro in un call-center di un’azienda che vende un elettrodomestico e si avventura quindi in un mondo fatto di giovani telefoniste e venditori invasati. Un tema attualissimo trattato con malinconica ironia e con toccante durezza.
Il 13 Luglio si proietta ‘Due giorni, una notte’ di Jean-Pierre e Luc Dardenne e con una bravissima Marion Cotillard. L’opera ha partecipato in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes e ha ricevuto importanti nominations e premi a diverse kermesse cinematografiche. Il titolo esemplifica il tempo che ha a disposizione Sandra per salvare il proprio posto di lavoro: deve convincere i colleghi a rinunciare a un bonus promesso dall’azienda in alternativa del quale può essere riassunta. Una storia angosciosa, dove permane anche il dramma psicologico, dove si prova ad affrontare la rassegnazione alla crisi economica e lavorativa, un tema con il quale è difficile non empatizzare e che, per questo e non solo, lo si può solo amare o odiare.
Il 20 Luglio si chiude con l’ultimo e, a mio parere, riuscitissimo lavoro di Paolo Virzì: ‘Il capitale umano’. Suddiviso in 4 capitoli e liberamente ispirato dal romanzo omonimo di Stephen Amidon, viene designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione per l’Oscar al miglior film straniero del 2015, venendo però successivamente escluso dalla candidatura. Un montaggio innovativo, preciso, che fa assaporare un po’ per volta l’intreccio della sinossi. Due famiglie: quella di Giovanni Bernaschi – top rider della finanza- e la moglie Carla (Fabrizio Gifuni e Valeria Bruni Tedeschi) e quella di Dino Ossola e la compagna (Fabrizio Bentivoglio e Valeria Golino) ambizioso immobiliarista sull’orlo del fallimento lui e psicologa lei. E poi due giovani ‘fidanzati’ (Guglielmo Pinelli e Matilde Gioli), denaro, un misterioso incidente d’auto che potrebbe cambiare il destino di tutti i protagonisti. Il finale amaro e amareggiato per riflettere sul come e il perché del valore pecuniario della vita umana.
Quattro film e quattro lavori di prima scelta, per stare insieme in modo consapevole e costruttivo. Perché il cinema forse serve a poco se poi non possiamo parlarne insieme.
“Il CUC non si tocca!”. Lettera aperta al sindaco di Cava de’ Tirreni dal presidente del sodalizio cavese
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Non vuole credere alla possibilità di veder chiuso il Club Universitario Cavese, il presidente Annamaria Garofalo, soprattutto non vuole credere che il sindaco Marco Galdi non abbia in considerazione la grande mobilitazione e l’accorato appello delle tante persone che hanno manifestato a favore delle tenuta in vita di una delle istituzioni cavesi.
E fa allello al primo cittadino in una lettera aperta che mette in risalto come il CUC sia un patrimonio di tutti e che le scelte fatte dall’attuale amministrazione sono discutibili e non tengono conto del parere dei cittadini cavesi. Si legge nella lettera: ”Ill.mo Signor Sindaco riteniamo un vero e proprio nostro dovere verso la cittadinanza, che ci ha tanto calorosamente dimostrato sostegno in occasione dell’assemblea pubblica, del 5 marzo 2015, formularLe considerazioni e proposte che sono emerse dall’acceso dibattito che ha animato la serata. Purtroppo la Sua assenza ha precluso un efficace confronto con esponenti politici e cittadini, specie quelli impegnati nella vita di relazione associativa e sociale.
Tutti si sono espressi deplorando la decisione di codesta amministrazione di destinare la struttura, che attualmente ospita il CUC, esclusivamente al “Forum dei giovani”.
Tutti , unanimemente, hanno aspramente criticato la scelta di escludere dalla frequentazione del sodalizio coloro che, avendo compiuto i trent’anni non avranno più titolo ad accedervi; nonché coloro che, pur essendo di età inferiore ai trent’anni appartengono alle diverse abilità, alla comunità ucraina o che sono culturalmente impegnati nell’attività teatrale e musicale.
Per non parlare dei giovanissimi che attraverso un protocollo di intesa godono dell’ospitalità della struttura con i campi scuola e usufruiscono dell’assistenza di psicologi e di specialisti in pedagogia.
Probabilmente neanche Lei conosce la realtà associativa del CUC e le tantissime associazioni che vi confluiscono con oltre 600 frequentazioni e, soprattutto, ignora il fatto che tale realtà rappresenta per la cittadinanza cavese un’opportunità che verrebbe a mancare.
I nostri soci non hanno limiti di età né vincoli di altro genere.
Le ricordiamo che fu proprio questa esigenza di massima apertura verso i concittadini a determinare la modifica dello statuto consentendo l’ingresso a chiunque e non solo agli studenti universitari. La sua decisione, così intransigente, ha particolarmente offeso i tanti soci fondatori che rilevarono un rudere, residuo di bombardamenti per creare con le solo loro forze e con immensi sacrifici personali, anche economici, un centro vitale di aggregazione e associazionismo sportivo e culturale nel cuore della città.
Tra i nostri soci grande è stato lo sgomento dei meno giovani della nostra sezione Argento, ai quali abbiamo sempre dedicato massima attenzione e rispettosa delicatezza anche nella denominazione, senza ricorrere ai luoghi comuni come “centro anziani” o “terza età”.
L’argento brilla nei loro occhi nelle serate dedicate al divertimento e altre attività sociali, loro proprie quali, ad esempio, gli incontri con le massime autorità del territorio.
Nel corso dell’assemblea, da più parti, si è sostenuto a voce alta che l’unico motivo per il quale si è deliberato in questo periodo pre-elettorale la nuova destinazione dell’immobile sia la certezza di conquistare molti voti manipolando i giovani che, tra l’altro, si ritiene abbiano un forte ascendente su genitori e nonni. NOI NON CI CREDIAMO!!!!!!!
Preferiamo convincerci della sua buona fede. Proprio per questo sentiamo il dovere di proporLe una destinazione alternativa invitandola a valutare la possibilità di destinare il sodalizio al “nostro centro sociale” nell’interesse e per il bene della cittadinanza.”