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CAVA DE’ TIRRENI (SA). Urlino tutte le ingiustizie del mondo! La lezione di Falcone e Borsellino in “Quando avevo 20 anni “ di Ettore De Lorenzo, presentato al Rodaviva

libro-de-lorenzo-falcone-borsellino-cava-de'-tirreni-febbraio-2014-vivimediaMetereologicamente parlando la serata non promette bene. Arriviamo con una leggera pioggerellina che in breve peggiora decisamente. Ma, al Rodaviva caffè, l’atmosfera è decisamente più calda. C’è un libro da presentare, con l’organizzazione dei proprietari dell’originale libreria-bar e della MTN Company. Una chitarra comincia a scaldare le corde, la copertina del libro ricorda pagine di giornali che titolavano della morte di due grandi della nostra storia. Falcone e Borsellino. Due nomi che riempiono più di una sala di un caffè, più di una cittadina, molto di più.

Il libro, ispirato all’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, è Quando avevo 20 anni del giornalista RAI Ettore De Lorenzo (ed. Isola dei ragazzi) – Interviste, riflessioni, ricordi su Falcone e Borsellino, con prefazione di Salvatore Borsellino.

Vedo l’autore per la prima volta e scopro che abbiamo la stessa età e forse gli stessi ricordi. Si sistema vicino al chitarrista Davide Munno, pronuncia le prime parole e la musica parte. Lui legge di un viaggio in autostrada, la chitarra ti ci porta. È la prima cosa bella che colpisce. Un modo intimo di raccontare quelle che sono sensazioni e pensieri. L’unione di due mondi che spesso camminano insieme e una nota racconta momenti meglio della sola memoria. Legge, e noi ascoltiamo testimonianze, emozioni, di chi ricorda dov’era e cosa hanno significato quelle morti. La grandezza di chi ha voluto vivere una vita fatta di rettitudine. Non sapevano che sarebbero diventati eroi, sapevano che volevano essere uomini, uomini veri. Di quelli che possono guardare i figli negli occhi, di quelli che possono camminare a testa alta, di quelli che non possono essere uccisi. Ci sono esempi di vita che nemmeno quintali di tritolo possono distruggere.

Ma questo libro cerca qualcosa di più: “Se Falcone e Borsellino fossero qui, non vi direbbero venite con noi, fate come noi. Piuttosto vi esorterebbero a cercare la vostra strada”.

Credo che questo pensiero diventi il tema portante per l’autore. Quando si deve scegliere una strada bisogna avere dei sogni, ma anche la forza per realizzarli; bisogna avere fiducia e trovare chi la fa nascere in te; bisogna trovare dei maestri anche quando non si è necessariamente seduti in un banco di scuola. E allora si alza forte la voce “Urlino tutte le ingiustizie del mondo”, un motto, un ricordo continuo per spingerci a lottare contro tutto ciò che ci rende schiavi senza catene. La libertà di pensare e appunto scegliere. In questo compito che a volte sembra quasi impossibile, tutti noi abbiamo un ruolo: essere insegnanti: “Tutti possono essere maestri” – dice Patti Smith“ma bisogna assumersi la responsabilità di esserlo”. È tutto qui. Molto semplicemente rendersi conto del fatto che in ogni momento della nostra vita siamo guardati da qualcuno che ci prende ad esempio. Per essere sempre all’altezza di questo ruolo, dobbiamo fare del nostro meglio. Questo non significa essere la persona di grido, la star del momento, no; solo essere persone responsabili. Rendersi conto che stiamo vivendo la nostra vita e che, in questo compito unico, niente va sprecato.

In questo libro ci sono tantissimi spunti, non basterebbe una recensione a coglierli tutti, dalla “generazione cerniera “ all’incapacità di fare completamente nostre le fortissime emozioni che la “scatola magica” di casa propone a getto continuo. Perché basta un click per far sparire tutto e ritornare al quotidiano. Questo spreco di emozioni ci svuota, ci allontana da quelle che sono le sensazioni reali: e ci separiamo dai nostri figli, dai nostri amici, per inseguire qualcosa che non è reale. E in questa corsa perdiamo la nostra essenza.

Ciò che mi rimane, anche dopo due giorni di appunti buttati qua e là, non è tanto lo stile, il modo nuovo di impaginare il testo, ma la voglia profonda di non essere inutile, di dare un senso a un’esistenza.

E questo diventa possibile solo quando, in quello che fai, metti tutto il meglio di te.
(Paola La Valle)