formula

ricerca per tag

 
 

La formula del Premio “Badia” esportata in un concorso della rivista “NapoliTime”, proposto dalla cavese Monica Apicella. In gara anche Antonio Armenante e Tullio De Piscopo

CAVA DE’ TIRRENI (SA)  e NAPOLI. Quando era studentessa, la cavese Monica Apicella partecipò come concorrente al Premio Badia di Cava de’ Tirreni, in cui gli studenti leggono opere di narrativa contemporanea, preparano delle recensioni, si sfidano in analisi e creazioni estemporanee ed alla fine incontrano gli scrittori.

Monica ne fu affascinata e mise in cassaforte dentro il cuore e la mente gli stimoli che le erano derivati da quell’esperienza. E oggi, che, oltre che giovane mamma, è anche collaboratrice del quotidiano online NapoliTime, insieme con il Direttore della rivista, Pasquale Vespa, ha concepito, proposto e partorito per le scuole di Napoli un concorso che ricorda molto da vicino il nostro Badia.

Nove scrittori coi loro romanzi, una decina di istituti e centinaia di studenti coinvolti, una giuria tutta giovane, con votazioni per i libri e recensioni personali sotto concorso. E quattro incontri con gli scrittori, ogni volta in una scuola diversa. Nei primi tre, conoscenza diretta e tante domande. Nel quarto, in programma a maggio, abbraccio globale e premiazione del romanzo più votato e della recensione più apprezzata da una giuria di docenti e giornalisti.

Cava de’ Tirreni, patria del “Badia”, è presente non solo per l’organizzatrice Monica Apicella, ma anche per l’inserimento del sottoscritto, coordinatore del Badia, nella giuria docente, e soprattutto per la presenza di uno scrittore, un libro ed un editore metelliani e di grande spessore.

Parliamo dell’opera di Antonio Armenante Anche Dio lavora, e noi non gli paghiamo i contributi (Area Blu ed.), un romanzo – diario in episodi incentrato sull’esperienza diretta dell’autore come volontario di strada con i senza fissa dimora e sul rapporto di prossimità che egli instaura con loro, alla ricerca della loro spiritualità, del loro “volto”, del loro essere persone e non pietre di scarto.

Bello e stimolante il libro di Armenante, non da meno le altre opere e gli altri autori in concorso.

Tullio De Piscopo, il celebre percussionista, in Tempo! – la mia vita (ed. Hoepli) ha narrato la sua autobiografia con tutta la dirompente forza comunicativa con cui fa parlare la batteria e l’ha incorniciata, all’inizio ed alla fine, con la scoperta di una grave malattia e poi del suo superamento. Il tutto con colori e affabulazione ad alto tasso di emozione.

Elio Serino, con Il ghigno del potere (ed. Polidoro), ha creato un vivace thriller socioeticopsicologico incentrato su delitti dettati dal malaffare in una “Napoli e dintorni” che conserva le sue pittoresche caratterialità, ma nello stesso tempo diventa la metafora dolorosa di una violenza generale e diffusa, contro cui possono non bastare le armi dell’onestà, della legge e del senso civico.

Antonio D’Errico, in Camorra (ed. Anordest), ha elaborato un originale e provocatorio libro-scoop giornalistico, in cui lo scrittore, anzi il descrittore, per illustrare la camorra e la cultura camorristica “da un’altra angolazione” , senza giudizi né pregiudizi, cede la parola ad un boss pentito, Mario Perrella, ed a sua moglie Cristiana.

Geen R Seesign (pseudonimo inglesizzato di Gennaro Castaldo), con I custodi della rivelazione (ed. Eracle), ci ha regalato un originale thriller storico alla Codice da Vinci, che parte dall’omicidio di un senza fissa dimora nella Chiesa di Santa Chiara e nel corso delle indagini ci porta alla scoperta, magicamente stimolante, delle ricchezze sotterrane e/o troppo poco conosciute di Napoli, “Pompei non sepolta”, fino a rivelare una lotta senza quartiere per la copertura e/o la denuncia di una sconvolgente reliquia della cristianità, di quelle che proprio non ti aspetteresti e che cambierebbe tutta la prospettiva della conoscenza e della fede.

Francesca Costantino, in concorso con I Figli di Baal – La guida rossa (ed. Curcio), ha creato un urban fantasy fresco, fantasioso e tutto azione, secondo i dettami di un genere che ha riavvicinato alla grande i giovani alla lettura ed all’acquisto dei libri: un viaggio tra varie ere e varie dimensioni che punta alla riunificazione, nell’avatar del Dio Baal, di tre persone uguali e distinte, un guerriero, una maga ed un negromante. È l’unico sistema per abbattere il potere malefico e distruttivo del demonio Mephisto.

Maria Antonietta D’Onofrio, in Poeti di mandorla amara (ed. Mannarino), un delicato romanzo ambientato anni ’70, racconta l’incontro di due giovani dotati di grande sensibilità ma anche oppressi da problemi personali: due angeli con un’ala sola, che devono stare abbracciati per poter volare. Ed il libro fa volare anche la conoscenza generazionale, aprendo per i giovani di oggi una finestra stimolante sull’identità umana e sociale dei loro genitori.

Liliana Nigro, un’insegnante che con feconda sensibilità si è arricchita frequentando istituti e persone di Scampia, con La vita dentro (ed. Graus) entra dentro la cella di un carcere e dentro il cuore di un uomo, travolto dalle circostanze senza grandi colpe personali, ma in grado di recuperare forza e dignità attraverso uno scavo “minerario”, alla ricerca di quei valori che aiutano comunque ad affrontare la vita e le sue difficoltà.

Jessica Mastroianni e Marcello Affuso, in A un passo da te – Sincronizza il battito! (ed. Linee infinite), esplorando con acume generazionale i fremiti e le vibrazioni che covano sotto i chip e i click di Internet e dei social network, raccontano la storia di due giovani, sognatori in bilico nel rapporto con la realtà tra sostegni cercati e verità esorcizzate.

 

Gli ultimi due incontri sono stati strutturati per concordanze tematiche: il disagio, l’emarginazione e la criminalità con Armenante, D’Errico e Serino; la ricerca dell’interiorità e di un’identità sentimentale e sociale con D’Onofrio, Mastrojanni e Affuso e Nigro. Il primo, in un istituto di Scampia, è stato più vario, con il fantasy della Costantino, le speleologie napoletane di Castaldo e le vibrazioni a catena suscitate dalla presenza della madre di Ciro Esposito (il giovane tifoso ucciso prima dell’incontro di calcio Napoli-Fiorentina). E poi, nel corso di una mattinata tutta color emozione, c’è stato lo show di Tullio D’Episcopo, col racconto della sua malattia, delle luci ed ombre della sua vita, del suo amore viscerale per la musica, dell’amicizia con Pino Daniele, e con l’irrinunciabile trascinante esibizione con batterie e bacchette, sostenuta dall’amico di sempre James Senese.

Ora, grande attesa per la premiazione di maggio, ma soprattutto per l’abbraccio finale.

È stata una ricca esperienza umana, una bella promozione per la lettura, per la Città, per la scuola. È stata una feconda occasione di crescita, non solo per gli studenti, ma anche per gli scrittori, a contatto diretto con lettori così particolari.

Insomma, siamo molto curiosi di saper chi ha vinto, ma è la cosa meno importante, perché hanno vinto tutti, perché ha stravinto il Libro. E allora, comunque vada, è stato un successo …