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Tra gli anniversari delle Fosse Ardeatine e della Resistenza, un ricordo del Gen. Sabato Martelli Castaldi … e una proposta per non dimenticarlo

Il Generale Sabato Martelli Castaldi

Il Generale Sabato Martelli Castaldi

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il 24 marzo scorso, settantunesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (345 vittime innocenti immolate dall’occupante tedesco per reazione, e brutale rappresaglia, all’attentato partigiano di via Rasella, che era costata la vita a trentatré soldati), per iniziativa di un gruppo cittadino di sinistra e di formazione comunista ed alla presenza della nipote, prof. Patricia, è stata collocata una corona d’alloro accanto alla lapide di intestazione della strada al Generale cavese Sabato Martelli Castaldi, che fu una delle vittime di quella strage.

Ci fa piacere. Ci fa piacere che sia stato ricordato un nobilissimo protagonista della storia cittadina e nazionale. Ci fa piacere ricordarlo noi, in questa sede, tre settimane dopo il 24 marzo e due prima del 25 aprile, celebrazione di quella Resistenza partigiana di cui il Generale Castaldi fu protagonista e martire.

Ma non ci fa piacere pensare che un cittadino ed un evento di tale portata siano stati ricordati solo da un gruppo, pur qualificato, ma molto ristretto di persone, senza nessun intervento istituzionale e senza la partecipazione di altri significative aggregazioni, sociali o politiche o culturali. Realisticamente, non pensiamo neppure che si sia trattato di un rifiuto: semplicemente, non ci si è pensato. Eppure, la figura di Sabato Martelli va ben oltre la parte politica: egli è un patrimonio della Città ed un Padre della Patria.

Forse qualche riflessione, più o meno flebile, emergerà il 25 aprile, magari tra una parola rituale e l’altra, ma la realtà vera è che da troppo tempo oramai, dopo la pubblicazione del volume di Mario Avagliano, Il partigiano Tevere (Avagliano, 1996), la memoria relativa al nostro generale langue un po’ troppo ed un po’ troppo smarrita. Il che non è di poco conto, in tempi in cui è l’intera coscienza storica e civica nazionale che langue un po’ troppo ed è un po’ troppo smarrita.

 La nipote del Gen. Castaldi, prof. Patricia, con Gennaro Nenna, segretario della sezione locale del Partito Comunista

La nipote del Gen. Castaldi, prof. Patricia, con Gennaro Nenna, segretario della sezione locale del Partito Comunista

Allora, facciamo una proposta. L’anno prossimo ricorre il centoventesimo anniversario della nascita del Generale: non sarebbe opportuno organizzare un sostanzioso ricordo (magari un convegno e l’impegno per un appuntamento annuale), con benedizioni di ufficialità e speranza di ampia partecipazione ed estensione anche alle scuole?

Fiduciosi che la prossima Amministrazione, qualunque essa sia, raccolga il nostro appello, nell’attesa rinfocoliamo noi la memoria, rievocando i tratti essenziali della biografia, estrapolati dal libro “Le strade di Cava de’ Tirreni” (Area Blu Edizioni). 

Sabato Martelli Castaldi, nato a Cava (in frazione SS. Quaranta) il 19 agosto 1896, coniugato con Luisa Barbiani (con cui ebbe tre figli: Giorgio, Sabatino e Vittoria), fu prima generale di Brigata Aerea e Capogabinetto del Ministero dell’Aeronautica, poi antifascista militante, quindi partigiano, col nome di battaglia di “Tevere”.

Fin da giovanissimo fu caratterizzato da spirito patriottico e dalla passione per gli aerei. Si distinse come volontario durante la Prima Guerra Mondiale, militando nell’Aeronautica e meritando alcune medaglie al valore. Dopo la guerra si laureò in Ingegneria aeronautica e fece presto carriera, ottenendo stima e riconoscimenti, al punto da essere indicato come un possibile successore di Italo Balbo alla guida dell’Aeronautica. Cadde però in disgrazia per aver denunciato “imprudentemente” delle pecche e delle manovre oscure e fu espulso dall’Aeronautica.

Durante la guerra passò progressivamente tra le file dei partigiani. Morì martire, il 24 marzo 1944, alle Fosse Ardeatine. In precedenza, era stato trattenuto per un mese nelle carceri lager di Via Tasso, dove fu sottoposto a continue torture, dalle quali però non si fece mai piegare. In queste carceri era entrato per un atto di pura e leale generosità: si era infatti costituito per scagionare un innocente accusato di un attentato dinamitardo.

Gruppo e bandiere in posa dopo la posa della corona d'alloro

Gruppo e bandiere in posa dopo la posa della corona d’alloro

Sul muro di una cella della prigione, ancora oggi è possibile scorgere il suo nome inciso con un chiodo, con un monito forte e commovente: “Quando il tuo corpo non sarà più, il tuo spirito sarà ancora qui, vivo nel ricordo di chi resta. Fa’ che possa essere sempre di esempio.”

I resti mortali riposano nel Santuario delle Fosse Ardeatine, tomba 117.

Fu insignito della Medaglia d’Oro della Resistenza, con la seguente motivazione: Dedicatosi senza alcuna ambizione personale e per purissimo Amor di Patria all’attività partigiana, vi profondeva, durante quattro mesi di infaticabile e rischiosissima opera, tutte le sue eccezionali doti di coraggio, di intelligenza e di capacità organizzativa, alimentando di uomini e di rifornimenti le bande armate, sottraendo armi ed esplosivi destinati ai tedeschi, fornendo utili informazioni al Comando Alleato, sempre con gravissimo rischio personale. Arrestato e lungamente torturato, nulla rivelò circa i propri collaboratori e la propria attività ed affrontò serenamente la morte.

Esempio nobilissimo di completa e disinteressata dedizione alla causa della libertà del proprio Paese.