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Leonardo Da Vinci per le Luci d’Artista a Salerno
SALERNO. Dal 4 novembre 2017 al 28 febbraio 2018 il suggestivo Palazzo Fruscione, nel cuore del Centro Storico di Salerno, ospiterà una mostra sulla vita, le opere e le macchine del Genio dell’Umanità: Leonardo da Vinci.
In esposizione le macchine, realizzate artigianalmente dalle sapienti mani del Maestro Mario Paolucci, su progetti originali di Leonardo da Vinci, sia in scala che a grandezza naturale, realmente funzionanti. Inoltre, saranno esposte riproduzioni dei capolavori e dei codici di Leonardo. La mostra, dal titolo “Leonardo da Vinci – il Genio del Bene”, patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Salerno, ci consente di ammirare da vicino diverse invenzioni del genio di Leonardo da Vinci: ci saranno macchine per il volo, tra cui il precursore del paracadute, una bicicletta, una sega idraulica e molto altro.
Tutte le macchine sono funzionanti e possono essere toccate e provate, “per consentire un’intensa esperienza percettiva sensoriale attraverso cui attivare meccanismi emotivi e cognitivi.” L’esposizione si pone l’obiettivo di divulgare l’opera del grande personaggio del rinascimento che svolse ruoli di pittore, architetto, scienziato, inventore, scultore, scenografo, musicista: uno dei più grandi Geni che l’Umanità abbia mai avuto.
Ognuna delle riproduzioni, quadri, macchine e meccanismi esposti, è dotata di un Qr Code, (un codice a barre) che, inquadrato con un qualsiasi smartphone, restituisce le informazioni sull’opera: provenienza, epoca, ubicazione ed ovviamente una descrizione in più lingue. La mostra si completa con una serie di video multimediali e filmati, dal repertorio del National Geographic, sulla vita del Genio toscano, e una serie di pannelli illustrativi e descrittivi dei famosi Codici Vinciani, per un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo. Fino ad oggi la Mostra è stata allestita a Roma, Firenze, Milano, Matera, Abu Dhabi, Sidney e Wenzhou in Cina.
Inoltre, per la gioia dei grandi e il divertimento dei più piccoli, alla fine del percorso espositivo c’è la possibilità di “travestirsi” da Leonardo da Vinci e provare a costruire, con le proprie mani, alcune delle macchine in esposizione: il ponte girevole, il ponte ad incastro, il paracadute, la camera degli specchi, il crik, in modo da vivere una esperienza estremamente divertente, ma altamente intuitiva e valida sotto un profilo didattico e cognitivo.
La visita alla Mostra su Leonardo da Vinci a Palazzo Fruscione, situato nel cuore del Centro Storico di Salerno, in Vicolo Adelberga, 19, proprio di fianco al Duomo di San Matteo, rappresenta anche un’ottima occasione per vivere la magica esperienza delle “Luci d’Artista” la più spettacolare e suggestiva esposizione di opere d’arte luminosa, installate in tutte le strade, le piazze ed aree verdi della città nel periodo natalizio.
La Mostra resterà aperta dal mercoledì alla domenica, secondo i seguenti orari: dal mercoledì al sabato dalle 10.00 alle 18.00, il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 22.00. Il lunedì e martedì chiuso.
Il costo del biglietto è di 7 euro per gli adulti, 5 euro per i ragazzi da 4 a 15 anni, per gli over 65 per le scolaresche e per gruppi di almeno 20 persone.
Per un’ottimale fruizione della Mostra si consiglia vivamente la prenotazione.
Info e prenotazioni: 0818631581 – 3391888611 (anche WhatsApp)
www.tappetovolante.org
SALERNO. Ouverture di primavera: i fiori di Mario Carotenuto. Sabato l’inaugurazione
Bellezza, fragilità, profumo, mistero: i fiori hanno rappresentato da sempre una inesauribile fonte d’ispirazione e un motivo di studio, canto, creazione, per gli artisti di tutte le epoche e latitudini. Coltivati o spontanei , in giardini raffinati o in splendidi scenari di parchi naturali, in popolose città o in aridi deserti, ai piedi di modesti edifici o a fianco di antichi castelli o di resti archeologici, i fiori sono protagonisti della nostra vita ci accompagnano silenziosi e vividi muti testimoni delle nostre vicende quotidiane, degli onomastici e degli anniversari e di tutte le ricorrenze implacabili della nostra esistenza. Forse, i fiori sono il modo più semplice e immediato con cui un poeta o un pittore può evocare la natura, quel particolare rapporto spirituale tra l’uomo e l’architettura del creato, sia quando essa è lasciata ai suoi ritmi e alle sue leggi, sia quando viene plasmata e modificata strutturalmente dai segni dell’uomo, si trovano, implicitamente o esplicitamente, in ogni cultura e in ogni epoca, quali simboli stessi della vita. “Mario ha sempre amato dipingere fiori e in modo particolare fiori campestri, quelli che lui stesso raccoglieva nelle frequenti gite in costiera o a Tramonti. Eppure di questi fiori, – afferma Lelio Schiavone – non c’è mai stata traccia nelle numerose personali tenute in quarantasette anni di vita del “Catalogo”. La ragione vera di questa assenza è che, sempre, in un modo o nell’altro, sono riuscito ad escluderli ritenendoli a torto, un diversivo rispetto al tema della mostra in atto”. Da sabato 22, con opening previsto intorno alle ore 19, per un mese, sino al 22 marzo, tra le mura della galleria Il Catalogo, attraverso quindici tele dedicate esclusivamente ai fiori, ri-scopriremo la sintassi pittorica di Mario Carotenuto, quella che procede dall’attesa dell’inatteso, come, ad esempio, nella tela “La caduta dei fiori”, della forma aperta da dare al reale, quella che nasce dalla disponibilità assoluta del soggetto, che emerge dalla sospensione e dallo stupore che si genera al suo apparire e al suo accadere, una sintassi che vuol cogliere, nelle cose e attraverso esse, quello sguardo magico che sembrano lanciare, nell’atto di donarsi all’occhio dell’artista, che sembra volere afferrare quell’esatto momento, nel quale il soggetto invita da una sorta di visione dionisiaca con cui crea e “costituisce” lo spazio dei significati, come in “Autoritratto” in cui sono racchiusi i simboli del suo percorso pittorico punteggiato dalla leggerezza delle farfalle, uno spartito, una lampada e una clessidra, rappresentante la stessa vanitas dei fiori e dell’uomo, consentendo la cattura del “senso”, nella sua realtà. Una mimesis, quella di Carotenuto, dove realtà e memoria coincidono, perché l’evento reale è caricato di memoria, e dove la realtà si piega all’immagine, per tramite del suo occhio, divenendo spazio semantico che si fa racconto. Tra questi fiori “negati”, “esiliati” per quasi un cinquantennio, che segnano quindi, un evento esclusivo per la galleria di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, coglieremo inattese dilatazioni spaziali, dai netti ripiegamenti, dalle impreviste dislocazioni di elementi focalizzanti, dagli improvvisi scarti ritmici. La altissima qualità del lavoro riscatta i confini ristretti del tema dell’esposizione, che rivelerà un autentico colorista, il quale riesce a comunicare magistralmente la poesia delle cose semplici dell’esperienza visiva quotidiana e più confidenziale, recuperando il “respiro”, oltre qualsiasi misura temporale e spaziale, in un’emozione di leggerezza, caratteristica di un colore ben orchestrato. Riscopriremo un artista, rimasto fedele alla sua originaria scelta di campo, ossia a una pittura comunque figurativa capace di rinnovarsi senza perdere il senso della continuità con la grande tradizione italiana, trovando al proprio interno le forme idonee ad esprimere i sottili moti dell’animo, allo specchio di una bellezza non ideale ed astratta, ma poeticamente sensibile alle sollecitazioni della vita e del tempo.(Olga Chieffi)
BIOGRAFIA. Mario Carotenuto è nato a Tramonti, sulla Costiera Amalfitana, nel 1922. Frequenta il Liceo “G. B. Vico” di Nocera Inferiore, poi studia Lettere all’Università di Napoli e Pittura, con i maestri Vincenzo Ciardo ed Emilio Notte, all’Accademia di Belle arti di Napoli. Nella sua formazione culturale e artistica sono fondamentali i viaggi a Parigi, nel 1959, a Madrid e Monaco, nonché il sodalizio con poeti e critici d’arte come Domenico Rea, che presenterà la prima personale dell’artista a Roma, nel 1956, Alfonso Gatto conosciuto a Salerno nel 1959, Filiberto Menna, Aldo Falivena, Giuseppe Sciortino ed artisti quali Attardi, Mirabella e Mazzullo. I suoi studi, quello di via Bastioni, della Torretta e poi di via San Benedetto, unitamente a quello di Minori ove dal 1965 si trasferisce in estate, sono stai luoghi di incontro e conversazioni con Raphael Alberti, Edoardo Sanguineti, Marcello Venturoli, Duilio Morosini, Alberico Sala, Paolo Ricci e Vasco Pratolini. Molte sono le opere realizzate per spazi pubblici, fra queste i pannelli decorativi per il Poliambulatorio comunale di Salerno (1967), per l’Ospedale Civile di Pagani (1967), l’affresco per la Sala delle Conferenze dell’Ordine dei Medici (1968), il grande pannello per la sede nazionale dei Monopoli di Stato a Roma. Vive e lavora a Salerno dove per la galleria “Il Catalogo” espone dal 1969 .